Volti d'Italia: Viaggio nei nostri pensieri, desideri e paure by van der Esch Gaia

Volti d'Italia: Viaggio nei nostri pensieri, desideri e paure by van der Esch Gaia

autore:van der Esch, Gaia [van der Esch, Gaia]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Literary Collections, American, General
ISBN: 9788865769140
Google: QUEpEAAAQBAJ
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2021-04-15T12:54:43+00:00


parte terza

L’Italia che vorrei

«Io non voglio parlarti dell’Italia di oggi, ma dell’Italia che vorrei.»

Michele

Proprietario di un agriturismo – Todi

8. Cambiamo, va bene, ma cosa?

Voci da un agriturismo di Todi

Era un pomeriggio di luglio, non vedevo nuvole da giorni e gli spostamenti in macchina senza aria condizionata iniziavano a farsi sentire. Dopo una tappa ad Ancona, avevamo deciso perciò di addentrarci nell’entroterra, con la speranza di trovare un po’ d’aria fresca e di nuvole sulle colline umbre.

Io e Diego eravamo in cerca di un posto speciale per l’ultimo giorno del viaggio tra fratelli: l’indomani saremmo tornati a casa dei nostri genitori, dove avrei lasciato mio fratello e continuato il viaggio da sola verso il Sud Italia. Per questa ultima tappa assieme, avevamo trovato un casale in offerta: con sessanta euro avremmo passato la notte in mezzo alla natura e, ancor meglio, avremmo potuto approfittare della piscina con vista scenica sulle colline.

Arriviamo così in un agriturismo vicino a Todi, circondato da candide vacche di razza chianina, prati coltivati e il canto instancabile di cicale e uccelli. L’agriturismo è gestito da una famiglia e siamo stati subito avvolti da un’ospitalità intima e calorosa: Michele, il figlio quarantenne, si occupa della gestione delle camere: «Welcome» esordisce, convinto che, visto il cognome sulla prenotazione, venissimo da fuori. Appena gli dico che sono italiana, mi sembra quasi deluso di non poter sfoggiare le sue conoscenze di inglese. Corrado, il papà, è un agricoltore e lo incontro mentre sta controllando le sue mucche bianche e maestose, appena tornate nella stalla per la notte. Una delle prime cose che mi dice, con lo sguardo fiero, è rivolta proprio a loro: «In Centro Italia alleviamo le chianine da ventidue secoli, e mi sento onorato di continuare questa tradizione: vedrai la qualità stasera nel piatto». Silvana, sua moglie, è già in cucina, intenta a tagliare ortaggi del campo, prosciutti e carni per la cena. In parallelo, con quel multitasking cui da sempre sono abituate le donne, tiene d’occhio sua mamma che, ormai quasi centenne, «richiede un’attenzione continua. Vede male e sente poco, ma non si stanca di andar in giro a far cose che, arrivata a questa età, non riesce più a fare… quindi non la perdo mai di vista» mi dice guardandola in modo affettuoso.

Tutti e tre mi raccontano di come vivono qui tra le colline umbre, del ritmo scandito dall’agricoltura, dei loro prodotti, e di come il cambiamento (del clima, di come si lavora, delle relazioni tra compaesani e molto più) sia arrivato anche da loro. Però Michele, il più ottimista dei tre, probabilmente per l’età, mi dice quasi subito che preferirebbe parlarmi dell’Italia che vorrebbe, non di quella che c’è, «perché se passiamo il tempo a lamentarci e non a immaginare un futuro diverso non si arriva lontani».

Ha le idee chiare sull’Italia che vorrebbe, e non è il solo. Tantissime persone che ho intervistato avevano risposte pronte sul potenziale del nostro paese, su dove bisognerebbe investire, su cosa bisognerebbe cambiare. Seduto sul portico con dietro le colline



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